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In attesa del BGeek 2018, l'Accademia Nicolaiana propone l’intervista all’illustratore-fumettista Andrea “Buong” Buongiorno, artista pugliese di fama nazionale, ospite gradito della Fiera del Fumetto Made in Bari.

In questa edizione sarà presente nell’Area Pro insieme ai disegnatori più interessanti del Sud Italia.

BGeek 2018

Due giorni di puro divertimento, dal 9 al 10 giugno, dedicati a tutti gli appasionati del mondo del fumetto, dei videogiochi e giochi di ruolo,  del mondo del cosplay.

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Acquista il biglietto/abbonamento: http://www.bgeek.it/biglietti

Foto BGeek 2017

Bgeek2017

Intervista a Andrea "Buong" Buongiorno

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Andrea Buongiorno, disegnatore, fumettista, illustratore, vignettista,  caricaturista e grafico.

Questo è ciò che abbiamo trovato. Adesso, mi dici chi è Andrea Buongiorno?

Io nasco come disegnatore poi mi sono spostato nella computer grafica e ho integrato il disegno a mano libera con il supporto della computer grafica. Quindi, di fatto, oggi faccio il disegnatore, perchè faccio fumetti, illustrazioni, caricature, vignette e quant’altro, avvalendomi di strumentazione tecnologica come una display pen, cintiq e quant’altro. Lavoro prevalentemente come freelance. Lavoro per le agenzie pubblicitarie e gli editori che mi commissionano prodotti cartacei che vado a disegnare o con fumetti o con illustrazioni o caricature.

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I tuoi lavori spaziano da un tema all’altro con una grande facilità.

Quanto studio c’è dietro questa passione e dietro questo marasma di meravigliosi fumetti e non solo?

Il discorso è semplice: io disegno da quando ero bambino, ho deciso, tra virgolette, di fare il disegnatore, fumettista quando avevo 11 o 12 anni. I primi lavori li ho fatti che ne avevo 18 o 19 e facevo il vignettista per il quotidiano Barisera a Bari. Quella è stata l’esperienza che mi ha fatto capire che era quello che volevo fare. Poi ovviamente, vivendo i tempi, mi sono reso conto che il disegnatore tradizionale, non dico che stava per essere sostituito, ma si stava trasformando in qualcosa di diverso perchè la pubblicità e la comunicazione stavano iniziando a richiedere sempre più la presenza di un disegnatore e di disegni. Se pensiamo che ho cominciato 17 anni fa, conta che oggi tutti i social network sono in mano ad una iconografia che è disegnata. Pensa a whatsapp, a tutte le icone, ai siti web. Oggi le persone comunicano tra di loro molto spesso più mandando come “ciao” un’icona che scrivendo “ciao” con il cellulare. Siamo arrivati al paradosso che per fare un’ operazione nell’ufficio postale non c’è più il classico numero, ma c’è un’icona, la letterina se devi spedire, l’euro se devi pagare le bollette, e così via. Quindi in questi anni il ruolo e l’interpretazione del segno e del disegno sono cambiati, ho preferito abbracciare la comunicazione per questo motivo. In realtà non mi ha mai interessato fare prettamente il disegnatore per una casa editrice, mi è sempre soltanto piaciuto disegnare qualsiasi cosa. Infatti sul sito c’è di tutto: disegno umoristico, disegno serio, disegno sportivo, disegno stupido, per il piacere di disegnare. Che poi alla fine è quello che propongo durante le fiere: si va da una cosa idiota ad una cosa un po’ più impegnativa. Questa è anche una cosa che mi fa divertire molto perchè alla fin fine non mi stanco mai, ogni giorno c’è una cosa diversa da disegnare..

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Collabori con agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, editorie, società sportive, aziende e siti web, offrendo la tua esperienza e la tua competenza nei vari ambiti. Ma qual è la tua passione? Da dove prendi il tuo input?

Di tutte le cose che fai, qual è la cosa che ti piace di più?

Io parto dal presupposto che per me disegnare è sempre stato un divertimento. Sin da quando ero bambino disegnavo soltanto. Quindi è rimasto in me il desiderio di disegnare divertendomi. Se un bambino o un adulto viene e vede una cosa idiota che ho disegnato e ride, io sono contentissimo. A volte disegno cose così stupide che non faccio per il desiderio di dire “questa cosa la disegno perchè devo vendere” ma per il piacere mio, guardarle e sorriderci sopra è già apposto così. È diverso ovviamente quando capita la commissione, in quel caso è la committenza che ti chiede cosa disegnare, quindi interviene lo studio a livello culturale, a livello tecnico, la preparazione, l’esperienza per interpretare quello che il committente richiede. Però alla base di quasi tutto quello che faccio c’è il discorso che chi vede il mio disegno deve sorridere, e onestamente non siamo moltissimi a muoverci in questa maniera.

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Qual è la differenza tra un disegno su carta e un disegno digitale?

A livello tecnico e di difficoltà, non c’è una difficoltà diversa, perchè se non hai talento e non ha la predisposizione al disegno a mano libera, puoi avere in mano la matita o puoi avere la penna della tavoletta grafica, disegnerai sempre a zampette di gallina. L’idea che acquistare una tavoletta grafica aiuti a disegnare non è in realtà veritiera. La tavoletta grafica aiuta nel momento in cui professionalmente devi lavorare molto e hai bisogno di intervenire molto sul disegno, in quel caso se c’è un errore basta un comando, torni un passo indietro e ridisegni quello che non ti piace; io invece, disegnando su carta, utilizzavo il bianchetto o la lametta da barba per cancellare la china. Per chi, come nel mio caso, lavora nell’ambito della comunicazione o del design per l’abbigliamento è fondamentale perchè lavoriamo in formato vettoriale e non più con il semplice jpeg o png. Lavorare in vettoriale ti obbliga a lavorare col computer. Disegnare direttamente in vettoriale ti fa saltare 4 o 5 passaggi e quindi velocizzi i tempi. Questa è la vera differenza che io vedo. Però a casa se devo fare un qualcosa di mio o mi viene richiesto un disegno su carta, per quanto mi riguarda il piacere è praticamente identico. O l’uno o l’altro per me non cambia nulla.

 

Come si sposa la passione per il fumetto con quella per la musica? 

Perchè ho visto che tu ti sei occupato anche di musica.

Io ho anche scritto come recensore per alcune webzine in Italia e in Germania perchè ho la passione sin da piccolo per copertine per dischi. Quando ero bambino e disegnavo e vedevo le copertine per dischi disegnate, per me era la fine del mondo; ho iniziato quindi ad appassionarmi alla grafica musicale; ho avuto esperienze come copertinista e come grafico; ho tenuto la tesi di laurea in Accademia sulle copertine di dischi in rapporto alla creatività, non soltanto a livello storico o tecnico. Tutt’oggi quando ci sono copertine disegnate e copertine belle, anche se non conosco l’artista, compro dischi se mi paice particolarmente la copertina. Poi ovviamente ho delle collezioni personali. Colleziono tutte le copie dei dischi disegnati da Andrea Pazienza, quando li trovo nei mercatini (non li compro online perchè sennò cala un po’ la voglia). La cosa bella è andare nei mercatini e trovarli, online ci metti due settimane e chiudi: per questo va avanti da anni e anni questa sofferenza delle copertine di Pazienza. Poi la musica mi piace, perchè il 99% di chi disegna, disegna con la musica, quindi è un binomio imprescendibile.

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Quale rapporto c’è tra il mondo del fumetto e la cultura?

Ritieni, come ritengo io, che il fumetto sia una delle tante sfaccettature dell’arte?

Si. Al di là che il fumetto viene chiamato la nona arte, però negli anni sono aumentate sempre più le pubblicazioni a fumetto, specie con le graphic novel che hanno trattato temi culturali, temi sociali. C’è una casa editriche che ha dedicato un’ intera serie di albi a fumetti sulle vite di importanti personaggi della storia e della storia dell’arte che sono molto belli perchè avvicinano a determinati argomenti e a determinati personaggi chi è magari appassionato di fumetti e non ha avuto la possibilità di poterli studiare a scuola, così come, per esperienza personale, c’è chi riesce ad insegnare ai bambini cose storiche anche del nostro territorio grazie all’uso dei fumetti, a livello pubblicitario, a livello di pubblicazioni, all’interno delle scuole. Poi, purtroppo, il problema spesso è quando ti vai a scontrare con chi dovrebbe promuovere la cultura, anche a livello di amministrazione comunale, dove è molto difficile far capire che organizzare una serata o un evento a fumetti non è soltanto avere ragazzini che leggono Topolino. Se un ragazzino legge Topolino è cosa buona e giusta, però è anche una grossa possibilità di aggregazione, di scambio culturale e soprattutto di conoscenza. Per dire, io  delle parole assurde le ho imparate attraverso Topolino. Per esempio quando Paperone diceva “me tapino”, quel “tapino” che usavo con gli amichetti, era perchè l’avevo letta su un fumetto. Purtoppo tutt’oggi, nonostante il movimento del fumetto sia cresciuto molto, c’è ancora ostracismo da parte di chi magari i fumetti li ha letti, ma li avrà letti in maniera sbagliata. È un divertimento, si, ma non va neanche minimizzato. Dietro un disegno ci sono minimo dalle 7 alle 8 ore di lavoro, e questo purtroppo è molto difficile da far capire alle persone. Non sono stampe che una macchina ti fa in qualche secondo, ci sono 2 giorni di lavoro per creare una stampa.

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Nel 2012 hai ideato il progetto parodistico di “Piccoli Eroi” che riproponi durante le fiere nazionali del fumetto.

Questo progetto ti accompagna per tutto l’arco dell’anno o è una cosa mirata solo alle fiere?

Quando sono nati i Piccoli Eroi, non c’era l’idea di farne un prodotto editoriale. Era un progetto parodistico nel quale mi piaceva prendere in giro i personaggi dei fumetti, che nei fumetti sono sempre baldanzosi, forti, senza macchie e senza paura, invece portandoli ad essere bambini - quando si è bambini si hanno sempre delle disavventure - diventavano più vulnerabili e potevo far passare loro tutti i guai che volevo. Ho cominciato a disegnare grazie all’aiuto di mia moglie, Lidia, che ha collaborato con me per buttar giù diverse idee, finchè non mi sono reso conto che potevo far uscire una serie di stampe. Così al Sarno Fumetti del 2012 ho presentato le prime 5 illustrazioni. Da allora ad ogni fiera va sempre meglio. In realtà sulla pagina Facebook ogni tanto viene pubblicata un’ illustrazione nuova, però la maggior parte del lavoro nasce con le richieste nelle fiere. Ho un catalogo di foto fatte in fiera dove, molto spesso, idee molto belle vengono rielaborate a casa e diventano una vignetta.

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#sfilatinozen è il primo ricettario umoristico a fumetti mai realizzato.

Come è nata questa idea e questa collaborazione visto che tu hai creato i fumetti e l’impaginazione grafica e i testi sono invece di Mara Venuto e Luigi Simonetti?

I ragazzi del Labo Fumetto sono degli amici. Questa idea è nata dalla volontà di trasformare tutte le vicissitudini che quel povero Luigi - che lavora effettivamente all’interno di un panificio - in fumetti, ovviamente calcando la mano. Io mi sono occupato dei disegni, ma l’idea è venuta da Luigi Simonetti e Mara Venuto che si occupano dei testi. Abbiamo realizzato 5 o 6 storie pubblicate online sulla pagina di Labo Fumetto, mentre nel 2015 è stato fatto un albo riepilogativo che è stato presentato al Lucca Comics. Mara ha le fattezze di una donna in carriera che non sa cucinare e si ritrova sempre nei guai. Luigi, che è panettiere come nella realtà, ha dei poteri magici e ogni volta si trasforma in un personaggio diverso per correre da Mara e con una ricetta della tradizione panificatrice pugliese toglie praticamente le castagne dal fuoco a Mara. La cosa originale è che la ricetta è realmente inserita all’interno del fumetto, quindi chi legge il fumetto può riprodurre molto facilmente la ricetta di Luigi. Ci sono gli struffoli, le cartellate, i panzerotti, i calzoni al forno, e quant’altro. È stato fatto anche per diffondere la nostra cultura e poi c’è il discorso che va ad accomunare l’interesse all’editoria culinaria - che va molto di moda in questo momento - all’editoria fumettistica, quindi cercando di avvicinare gli appassionati di fumetto alla cucina e gli appassionati di cucina al fumetto. È una bellissima esperienza.

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Fondatore di Monopoli & Comics, organizzi laboratori di fumetto e disegno per i ragazzi.

Che rapporto hai con il mondo dei giovani e dei giovanissimi?

Quando io e mia moglia Lidia abbiamo fondato Monopoli a fumetti, l’idea era quella di creare un insieme di attività ad uso gratuito per diffondere culturalmente il fumetto, per far capire che il fumetto non è soltanto la giusta mezz’oretta per leggere, ma può anche essere un modo per fare cultura, per interessare le giovani generazioni e per dare la possiblità ai ragazzi che hanno la passione del disegno di poter apprendere da chi ha esperienza come si lavora all’interno di una casa editrice o come si disegna un personagio piuttosto che un paesaggio. Abbiamo quindi organizzato dei corsi di fumetto con autori di livello nazionale e abbiamo organizzato tre edizioni di Monopoli a fumetti, e ci sono stati dei momenti in cui abbiamo lavorato con ragazzi, alcuni di questi lavorano oggi attivamente come fumettisti per case editrici a livello nazionale, e anche con i più giovani. La differenza è che nel giovanissimo ci vuole un pochino più di pazienza, perchè non sono interessati alla professione in sè, sono interessati al divertimento. Abbiamo notato però che grazie ai laboratori abbiamo fatto conoscere ai bambini dei personaggi dei fumetti che altrimenti non avrebbero mai conosciuto. Oggi sono aiutati da tutta la cinematografia dei supereroi. Quando ero bambino non c’erano film riguardanti i personaggi minori dei fumetti, mentre oggi ci sono bambini che per esempio mi hanno chiesto di disegnare Lanterna Verde, che non è tra i personaggi più conosciuti. Poi lavorare con i bambini è gratificante perchè si divertono, sono sempre positivi. È una grossa soddisfazione che ci prendiamo.

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Se ti dovessero chiedere come si fa a diventare disegnatore fumettista, che consiglio potresti dare?

La cosa più importante è disegnare sempre e comunque. Oggi ci sono delle possibilità in più perchè sul territorio sono aumentate le scuole di fumetto, esiste il web, esiste YouTube, esiste Facebook, quindi il ragazzo appassionato che vuole creare un personaggio o vuole disegnare delle storie a fumetto può anche testarne l’interesse o il successo attraverso una pubblicazione online. Poi ovviamente per arrivare ad una casa editrice, certo si può arrivare attraverso i like, però secondo me è sempre molto utile e molto importante creare un proprio portfolio, presentarsi ad una casa editrice per avere un rapporto diretto che non sia soltanto basato sui like ricevuti per un disegno, ma dimostrare fisicamente ed attivamente all’editore quello che si sa fare. Poi oggi le case editrici sono molte di più rispetto ad una volta. È sempre difficile, però le vie sono diverse rispetto a quando ero giovane io: allora dovevi fare un disegno, fare un plico, andare alla posta, spedirlo e aspettare due, tre, quattro mesi perchè la casa editrice ti rispondesse. Oggi è molto più rapido.

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Ultima domanda: che rapporto hai con la tua terra e con il BGeek in cui ci troviamo?

Il BGeek è come stare a casa. Questa è la mia quarta edizione, sono tutti amici, conosco lo staff, noi autori in Puglia ci conosciamo un po’ tutti attraverso le Fiere in cui ci ritroviamo, è sempre un piacere, diventa come una riunione di famiglia. Io vivo il BGeek come una riunione di famiglia ed è anche per me l’opportunità di incontrare quelle persone che magari mi seguono su Facebook, per i quali magari non c’è un’altra possiblità per potersi incontrare. Per quanto riguarda la Puglia, io ho lavorato sempre per promuovere la mia Regione: ho fatto il kit “Puglia che Avventura!” con Antonio Stornaiolo e la Regione Puglia; ho cominciato con il Barisera, trattavo la cronaca locale e regionale; collaboro anche con delle realtà locali per fanzine, per quotidiani o altro, per me è molto importante; ma anche #Sfilatinozen alla fine è un modo di promuovere al di là della Puglia quella che è la tradizione panificatrice pugliese, perchè non sono soltalto taralli e friselle, c’è tutto un mondo, quindi mi fa sempre piacere. Alla fine sono pugliese, è giusto che sia così.

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L’anno scorso abbiamo chiesto a Giuseppe Sansone, con il quale tra l’altro siamo diventati amici, di disegnarci una mascotte per l’Accademia Nicolaiana. Siccome ci piacerebbe esporre, come abbiamo fatto con quella di Giuseppe Sansone, le mascotte dei vari artisti che poi andiamo ad intervistare, ti chiedo: che mascotte abbineresti all’Accademia Nicolaiana?

Ti rispondo omaggiando l’Accademia con la Mascotte che penso le si addica di più:

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Foto BGeek 2017

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